Questa volta il concetto non è sostenuto solo dalla saggezza popolare ma da una rigorosa indagine epidemiologica In questo studio, condotto presso l’Università di San Diego in California, si è indagata, in una comunità che vive in casa di riposo, l’ associazione tra assunzione di alcol e qualità della vita. Sono stati analizzati 633 uomini e 961 donne tra i 50 ed i 97 anni (con una media di 72+/- 10 anni) utilizzando i protocolli dei più avanzati metodi per l’analisi del benessere percepito, della soddisfazione della vita e del tono dell’umore. La popolazione è stata poi divisa in quatto classi sulla base della assunzione di alcol: astemi o bevitori molto occasionali (meno di tre volte la settimana); bevitori leggeri ( meno di 170 g di alcol alla settimana); moderati bevitori (più di tre volte alla settimana o più di 170 g di alcol). Gli astemi erano l’11% dei maschi ed il 17% delle femmine, alla seconda categoria appartenevano il 54% dei maschi ed il 40% delle femmine, ed alla terza il 18% dei maschi ed il 7,5% delle femmine.
L’analisi dei dati con regressione multivariata ha indicato chiaramente che la frequenza di assunzione di alcol era positivamente associata ad una qualità di vita migliore. L’associazione osservata non era modificata da altri parametri come età, attività fisica, fumo, depressione e malattie frequenti nell’anziano come diabete, ipertensione e malattia coronarica. La conclusione è stata quindi che è direttamente il consumo di alcol che si associa ad un miglioramento percepito ed oggettivo della qualità della vita nell’anziano.
Un non esperto potrebbe dire…”bella scoperta…lo sapevamo da migliaia di anni..!” ma in questo caso la saggezza popolare è ben confortata da una rigorosa analisi epidemiologico statistica. Fonte: Chan AM, von Mühlen D, Kritz-Silverstein D, Barrett-Connor E. Maturitas. 2009 Mar 20;62(3):294-300. Thurgood Marshall College, University of California, San Diego, La Jolla, CA, USA
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