Una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza fotografa il comportamento dei ragazzi italiani al volante
Ubriachi, aggressivi, alla ricerca di emozioni forti, poco altruisti e convinti che le norme del codice della strada non siano una garanzia per la propria sicurezza ma una serie di divieti e vincoli che ostacolano la circolazione e provocano intoppi al traffico, quando invece la responsabilità degli incidenti è nel 90-95% dei casi da attribuire all’errore umano.
Eccoli i giovani più a rischio, quelli che molto spesso lasciano la vita sulle strade. Sono uno su tre, considerando che gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 24 anni. L’identikit emerge da uno studio su 5mila studenti delle scuole secondarie di 12 città italiane realizzata dal dipartimento di Psicologia dell’università la Sapienza di Roma nell’ambito del ‘progetto Icaro’, la campagna di sicurezza stradale promossa dalla Polizia per far fronte ad un fenomeno che ogni anno in Europa provoca 50mila morti e 2 milioni di feriti.
La ricerca parte da quello che gli esperti definiscono il ‘paradosso del giovane guidatore’, il fenomeno cioè secondo il quale ogni volta che un guidatore inesperto mette in atto un’imprudenza senza pagarne le drammatiche conseguenze, si rafforza in lui la convinzione di essere immune dai rischi di rimanere coinvolto in un incidente stradale.
Lo studio classifica tre tipologie di guidatore: quello “a rischio” – il 34,33% degli intervistati, in pratica uno su tre – che commette più violazioni del codice della strada, utilizza la macchina molto frequentemente, spesso beve e guida di notte, è stato coinvolto più di altri in incidenti stradali. “I giovani a rischio – dice la ricerca – pensano che il codice non sia un sistema per garantire i diritti di tutti i guidatori, ma rappresenti solo un vincolo che ostacola la viabilità. Inoltre, sono convinti che l’incidente non dipenda tanto dal proprio comportamento alla guida ma da eventi casuali, imprevedibili o legati solo alla responsabilità o all’imperizia degli altri”. Le violazioni che più frequentemente vengono messe in atto da questi giovani sono il mancato uso delle cinture per brevi tragitti (6,5%), il mancato rispetto dei limiti di velocità in città (9%) o in autostrada (5,5%) e quello del rispetto delle distanze di sicurezza (3,3%).
C’è poi il guidatore “prudente” (il 37,8% degli intervistati) e quello ‘preoccupato/controllato’ (il 27,88%). Il primo è altruista e rispetta le norme di convivenza civile, non prova rabbia, pensa che gli incidenti siano causati da proprie responsabilità, crede che le norme del codice della strada debbano essere rispettate; il secondo invece è convinto di dover rispettare le regole di convivenza, gli capita di arrabbiarsi alla guida ma è ansioso, e dunque teme di esser più esposto al rischio di incidenti di altri.
Il progetto Icaro è nato nel 2001 su volontà della Polizia di Stato in collaborazione con il Ministero dei Trasporti, il Ministero dell’Istruzione e il sostegno dell’Unicef. L’iniziativa, dedicata agli alunni delle scuole elementari, medie e superiori, ha l’obiettivo di far comprendere ai giovani l’importanza del rispetto delle regole.