Movida: cosa ne pensano ragazzi e cittadini

Cos’è la movida, come la vivono i ragazzi e cosa ne pensano i residenti dei due quartieri romani, Ponte Milvio e San Lorenzo, sedi storiche di questo fenomeno al centro delle cronache? Lo raccontano due ricerche a cura del CNR e dell’Università di Venezia realizzate in collaborazione con L’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol.


I due studi ricostruiscono la movida, il suo contesto urbano, le preoccupazioni dei residenti, i pregiudizi comuni. Ma anche l’efficacia delle ordinanze che cercano di normarla. Ne scaturiscono elementi di riflessione sulla domanda di sicurezza e protezione sociale dei cittadini, sul ruolo della politica e delle istituzioni nel governare il fenomeno della “movida” e sulla comune responsabilità, anche etica, di non alimentare e consolidare i pregiudizi sulla “malamovida”. L’indagine del CNR ha esplorato le opinioni dei giovani dei due quartieri romani San Lorenzo e Ponte Milvio per i quali la “movida” risponde ad un bisogno di evasione dalla quotidianità, e rappresenta un’occasione di socializzazione e di confronto con i propri pari, all’insegna della riappropriazione degli spazi della città, sia pure sotto la cifra leggera del divertimento e dell’evasione. Per i giovani, quindi, pur nell’ambivalenza del fenomeno, le dinamiche non giustificano l’identificazione tra “movida” e “malamovida” né tanto meno tra movida e criminalità. La ricerca, coordinata dalla Prof. Carla Collicelli, registra una certa convergenza sui comportamenti e le motivazioni dei frequentanti. La differenza è piuttosto una differenza di contesto che riflette la composizione sociale dei due quartieri: San Lorenzo costituisce una realtà più problematica, in cui gli stessi frequentanti percepiscono una situazione conflittuale e a rischio, e in cui si aggiunge anche il fenomeno diffuso e conosciuto dello spaccio di droga. Meno acuto, invece, il disagio a Ponte Milvio. La percezione del fenomeno da parte dei cittadini residenti è quella di una “invasione” che porta a vivere il quartiere in uno sdoppiamento tra vita diurna e vita notturna. Emerge con forza la preoccupazione per la sicurezza e per il degrado della zona e il timore dell’inefficacia delle misure adottate, cui le amministrazioni rispondono con lo strumento delle ordinanze, spesso unilateralmente focalizzate sui consumi e la compravendita di bevande alcoliche. Tema questo, al centro della ricerca del Prof. Enrico Gargiulo, che analizza la crescente tendenza dei sindaci a “governare” il fenomeno spinti dall’urgenza e dalla protesta dei cittadini e ad emettere ordinanze in risposta ad aspettative molto forti, con l’effetto talvolta di discriminare alcune categorie, come gestori di locali e di esercizi commerciali. L’esame comparativo di un’ottantina di ordinanze rivela l’ambivalenza nell’uso di uno strumento che per un verso risponde ad una questione urgente e per l’altro rischia di licenziare provvedimenti per lo più propagandistici e di scarsa efficacia. In entrambi gli studi viene messa in dubbio la reale efficacia delle ordinanze, sia perché facilmente aggirabili, sia perché richiedono controlli estesi e capillari spesso di difficile attuazione. Si suggerisce, sebbene più impegnativo, un cambiamento di strategia verso una più efficace governance della movida, basato sulla compartecipazione e il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati: i giovani, le amministrazioni, i gestori di locali e negozi e i rappresentanti dei comitati di quartiere. Si tratta di definire una procedura equa che conduca a misure responsabilmente condivise e attuabili.

Pubblicato da paola baraldi

Fonte: Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol

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