Più protetto dall’infarto il cuore di chi beve moderato. Anche in Norvegia

scienza-ott2015Quando si parla degli effetti del consumo di alcol sulla salute ci sono molti fattori da tenere in considerazione. L’alimentazione in generale non è affare semplice da studiare, perché la gente mangia alimenti e non nutrienti, ma soprattutto mangia più cibi contemporaneamente. E questo vale anche per l’alcol. Anzi, forse per le bevande alcoliche la faccenda è ancora più complessa perché uno dei grattacapi con cui gli scienziati dell’alimentazione hanno a che fare continuamente è la classificazione dei bevitori, oltre alle modalità di consumo e alla quantità. A fare chiarezza su questo argomento ci ha pensato uno studio norvegese che ha analizzato dati relativi a quasi 60mila persone con l’obiettivo di valutare gli effetti del consumo di alcol in relazione all’infarto cardiaco (1). Uno dei pregi della ricerca è certamente quello di aver rilevato il consumo di alcol più volte negli anni, in modo da avere un quadro delle abitudini di consumo alcolico quanto più reale possibile. Questo perché il rapporto con le bevande alcoliche può variare nel tempo: da consumatori abituali si può poi optare per l’astensione totale o parziale (o viceversa) e questo accade per svariati motivi. Lo studio norvegese ha tenuto conto di questo fattore, ad es. ha permesso di eliminare dalle analisi gli ex-bevitori, una categoria di persone che spesso ha inquinato i risultati di studi precedenti. In ogni caso, il dato più significativo resta la conferma della protezione cardiovascolare. Chi beveva moderatamente alcol (circa un bicchiere al giorno) ha, infatti, riportato un rischio di infarto del cuore (soprattutto dei casi relativamente più lievi) ridotto del 30% rispetto ai non bevitori o a quelli occasionali. A differenza di altri studi, gli Autori non hanno osservato la classica curva a J: in altre parole, la protezione cardiovascolare non diminuiva con il crescere del consumo di alcol, probabilmente perché nella regione della Norvegia, dove è stato effettuato lo studio, il consumo di alcol è relativamente ridotto rispetto ad altri Paesi Europei e quindi erano meno frequenti i bevitori di alcol in eccesso.  Sostanzialmente non sono state osservate differenze significative tra vari tipi di bevande alcoliche, dato che rafforza l’ipotesi che sia l’alcol di per sé che contribuisce in modo significativo alla protezione cardiovascolare.  E questo in un contesto sociale e culturale in cui l’astensione dall’alcol è generalmente favorita.

Postato da paola baraldi

FONTE. 1. Gémes et al. Alcohol consumption is associated with a lower incidence of acute myocardial infarction: results from a large prospective population-based study in Norway. J Intern Med. 2015 Sep 14. 

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