Iniziativa della Regione Autonoma, in collaborazione con l’associazione Farmacia Amica, per spiegare i rischi connessi all’abuso di alcol
“Non bevetevi il cervello”. Questo lo slogan scelto per la campagna di sensibilizzazione sull’abuso di alcol tra i valdostani promossa dall’Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche sociali della Regione Valle d’Aosta e dall’associazione Farmacia Amica.
Questa frase ad effetto, affiancata da un bicchiere contenente non alcol, ma un cervello umano, comparirà sulla copertina di un opuscolo che sarà distribuito in tutte le farmacie della Valle e che darà al lettore indicazioni base sull’uso e abuso di alcol, fornendo informazioni e consigli sia per chi non si è ancora avvicinato al gusto delle bevande alcoliche, sia a chi invece proprio non riesce a farne a meno. Quest’opuscolo – afferma Antonio Fosson, Assessore alla Sanità – propone uno stile di vita più sano aiutando a capire se si ha un corretto atteggiamento di fronte all’alcol”.
In ogni farmacia, inoltre, saranno in distribuzione materiali informativi che illustrano i rischi legati alla dipendenza da alcol con indicazioni sulle percentuali di alcol presenti nelle bevande, sulle formule per calcolare la quantità di alcol assunto e anche sulle patologie correlate all’alcolismo. Inoltre, ogni venerdi, i farmacisti si impegnano a distribuire test alcolometrici fuori dai principali luoghi d’incontro dei giovani.
Nella Valle d’Aosta il fenomeno dell’alcolismo è in progressiva crescita, tanto da esser diventato la prima forma di dipendenza nella regione, come conferma il direttore del Sert, Lindo Ferrari “Se la tossicodipendenza è ormai un fenomeno stabile, l’alcoldipendenza aumenta ogni anno. Nel 2006 il 26% delle richieste di aiuto al Sert sono state di alcolisti”.
I casi più frequenti di dipendenza riguardano il vino (79%), mentre un minor numero di episodi si riscontrano in relazione alla birra (12%) e ai superalcolici (8%). L’alcolista più rappresentato nelle varie fasce d’età, secondo i dati del Sert, ha tra i 40 e i 60 anni (29%), il 31% non è coniugato ma è nei soggetti sposati che si riscontrano i casi maggiori di alcoldipendenza.