Un viaggio nella cucina che ha scoperto la birra. In un paese ricco di tradizioni e culture gastronomiche come l’Italia, in cui ogni regione interpreta a modo suo ingredienti unici e ricette antiche, come si colloca la “nuova” passione per la birra? Una risposta viene dallo stesso vasto panorama della cucina di qualità che oggi sceglie di dare lustro al proprio talento anche attraverso questa bevanda.
Partiamo da un presupposto ovvio che viene però spesso dimenticato. La birra ha un’anima mediterranea. Nasce infatti in Mesopotamia ca. nel 5000 a.C. e per secoli si diffonde nelle regioni calde del Mediterraneo. Solo molto più tardi raggiunge il Nord Europa e si “raffina” con le tecniche dei frati trappisti che aggiungono il luppolo. Da qui la bionda va alla conquista del mondo. Questa piccola premessa dimostra che anche le innovazioni e gli abbinamenti più originali hanno in sé una ragione storica. E la storia di oggi ci permette di andare facilmente al di là dei confini del nostro territorio per sperimentare, conoscere e combinare esperienze.
Al passo con i tempi la cucina, arte e cultura del nostro popolo, trova nel nuovo millennio forme glocal. Sostenuti dalla solidità delle materie prime locali – che garantiscono un gusto riconoscibile ed unico e la qualità migliore – i professionisti del settore volgono lo sguardo alle nuove culture di ricerca provenienti dal resto del mondo, nel tentativo di combinare tradizione e innovazione.
Non poteva mancare in questo scenario anche la birra glocal, per cui pensiamo alle birre che arrivano da lontano, ma anche a quelle locali, prodotte con l’acqua, le castagne, il farro e altre materie propriamente nostrane. La convivenza di birre internazionali e territoriali non può quindi che arricchire l’offerta e la nostra esperienza di consumatori, sempre aperti a proposte originali e abbinamenti riusciti.
Ma ciò che porta la birra sulle nostre tavole, e su quelle dei ristoranti più illustri, non è semplicemente una moda, ma la nuova consapevolezza che la birra offre opportunità di gusto e abbinamento in linea con la cucina moderna. Antonio Paolini, giornalista e gastronomo esperto di birra, ci dice infatti che “I giovani chef che amano la sperimentazione sono artefici di una cucina dialettica, che confronta sapori di contrasto: dolce/salato, crudo/cotto, freddo/caldo, dolce/amaro. Questi sapori trovano nelle birre un giusto accompagnamento, che non li sovrasta, ma ben li esalta (spesso meglio del vino e con un valore alcolico ridotto). Allo stesso tempo i ristoratori “vecchio stampo” hanno imparato a conoscere la varietà dell’offerta birraria, fatta di molteplici stili e sottostili, che si accordano perfettamente ai gusti decisi della tradizione.”
L’iniziativa appena conclusa de “Menù mediterranei con la birra”, che si è svolta tra aprile e maggio in 50 ristoranti di tutto il paese, ha testimoniato che dal nord al sud, nelle città e nelle province, nei locali rinomati e nelle piccole realtà, ovunque il pensiero anticipa il gusto e la voglia di sperimentare e costruire ci offre l’occasione di conoscere l’inaspettatamente buono.