È IL BERE POCO MA REGOLARMENTE CHE PROTEGGE IL CUORE

Un’altra conferma da una recente meta-analisi che mette sul banco degli imputati il binge drinking Lo studio è stato condotto per verificare con metodo statistico se il modo di bere, oltre a quanto si beve, abbia una rilevanza sul rischio di malattia coronarica. Nello studio sono stati processati in modo integrato (meta-analisi) i dati delle 124 pubblicazioni scientifiche dal 1966 al 2006 che descrivevano le variazioni del rischio in funzione sia della quantità di assunzione di bevande alcoliche che del come e quando fossero assunte. Il riferimento in questi studi sia di coorte che di caso-controllo, sono stati gli astemi. Rispetto a questi, i forti bevitori sia regolari e continui che irregolari (binge drinkers) presentavano un rischio aumentato, maggiore comunque nei bevitori irregolari ( 0.75 e 110). Nei bevitori complessivi, che includono i moderati, regolari ed irregolari, la curva di dose/rischio è risultata diversa: per i bevitori occasionali (due volte alla settimana o meno) la usuale curva a J presentava un minimo (che indica protezione) a 28 grammi per settimana e la dose massima che ancora dimostrava una protezione era di 131 grammi per settimana. Nei consumatori di alcol più regolari ( più di due volta a settimana) la protezione era evidente anche a dosi ben maggiori. Si è concluso che il “binge drinking” minimizza fino a renderlo irrilevante l’effetto protettivo dell’alcol assunto con regolarità. La conclusione è comunque da considerare con qualche prudenza a causa del numero limitato di dati che riduce la pur significativa evidenza statistica dell’informazione. Fonte: J Epidemiol Community Health. 2008 Jul;
Bagnardi V, Zatonski W, Scotti L, La Vecchia C, Corrao G.
Unit of Biostatistics and Epidemiology, Department of Statistics, University of Milan-Bicocca “Does drinking pattern modify the effect of alcohol on the risk of coronary heart disease? Evidence from a meta-analysis.”
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