Gli USA “aprono” all’uso moderato dell’alcol

Storico passo in avanti degli Stati Uniti in materia di alimentazione, dopo che lo United States Department of Agricolture (USDA) ha deciso di fare chiarezza sul consumo di alcol. Finora contrari senza possibilità d’appello, adesso gli Stati Uniti inaugurano l’era del disgelo pronunciandosi in maniera decisamente più favorevole verso un consumo moderato e consapevole di alcol, dimostrando di aver tenuto conto, nella stesura delle nuove linee guida alimentari, della ricca letteratura scientifica che analizza i benefici cardiovascolari legati all’assunzione misurata di bevande alcoliche. Il banco di prova è stato appunto la redazione delle linee guida alimentari a cui l’USDA sta lavorando in questo periodo. Per una popolazione sempre più piegata sotto il peso dell’obesità crescente e le conseguenti malattie cardiache, le dritte del dipartimento rappresentano un importante vademecum per provare, se non a sbarazzarsi, almeno a sfoltire il ricco carnet di comportamenti alimentari sbagliati. Dagli intramontabili ammonimenti sul colesterolo all’invito a moderare i grassi, il documento americano rivela una singolare apertura verso uno dei temi più scottanti e sui quali in passato si sono scatenate delle vere e proprie crociate più o meno scientifiche. Per la prima volta, gli statunitensi guardano all’alcol senza fermarsi ai danni dell’heavy drinking, ma aprendo un’ampia finestra sugli aspetti positivi di un consumo moderato al punto tale da dedicare un intero capitolo delle linee guida, ai benefici che derivano da un uso consapevole e regolare dell’alcol, alla mediterranea, per intenderci.

Stati Uniti e alcol, inizia l’era del disgelo
La svolta operata oltreoceano ha riscosso il plauso del Forum scientifico internazionale sulla ricerca sull’alcol, composto da esperti internazionali, che ha salutato l’apertura americana, partecipando attivamente alla fase critica di verifica delle linee guida. I membri del Forum, di cui fanno parte anche i ricercatori italiani Giovanni de Gaetano, Francesco Orlandi e Fulvio Ursini, hanno contribuito in maniera attiva alla stesura delle note dedicate al consumo di alcol puntando i riflettori soprattutto sugli effetti che l’alcol in moderazione ha sulla riduzione del rischio cardiovascolare e sulla mortalità totale, quella dovuta a tutte le cause. Non solo. Il documento si sofferma anche sulla associazione positiva tra alcol e riduzione del rischio di sviluppare diabete. Gli esperti smentiscono inoltre la falsa credenza che le donne che bevono moderatamente mettano su peso più facilmente delle astemie.
“Quello che sta accadendo Oltreoceano – commenta Fulvio Ursini, Professore ordinario di Biochimica dell’Università di Padova – rappresenta una svolta epocale nel campo delle politiche sull’alcol. Gli americani hanno dimostrato di saper fare buon uso dei risultati prodotti dalla scienza, sia a livello epidemiologico che di ricerca di base, integrandoli con le necessità della vita reale tra cui rientra a pieno titolo l’abbattimento dei fattori di rischio cardiovascolare. Bere moderatamente si è rivelato positivo per la salute, continuare a non tenerne conto sarebbe stato un segnale anti-scientifico non più accettabile ”.

Alcol in moderazione anche per i pazienti colpiti da infarto
Tuttavia la strada è ancora lunga. Tra le questioni ancora aperte che il Forum suggerisce di inserire nella stesura finale del documento, c’è anche il capitolo relativo alla prevenzione cardiovascolare secondaria, quella cioè che riguarda persone già colpite da un evento come infarto o ictus. “Recenti lavori scientifici hanno dimostrato come un consumo moderato di alcol sia vantaggioso anche per i pazienti cardiovascolari – spiega Giovanni de Gaetano, Direttore dei Laboratori di ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso – riducendo sensibilmente il rischio di essere nuovamente colpiti da un evento nella misura del 20 percento, in pratica un nuovo evento risparmiato ogni cinque”. Non solo. Sarebbe il caso che il dipartimento spendesse qualche parola sulle modalità di consumo dell’alcol, aspetto tutt’altro che irrilevante. Bere alcol come si fa nei Paesi del Mediterraneo, durante i pasti principali, è molto diverso dal farlo a stomaco vuoto o comunque in un contesto non conviviale. Su questo bisognerebbe insistere molto, soprattutto per contrastare il devastante fenomeno del binge drinking. Ora, però, il testimone passa all’Europa. Il disgelo a stelle e strisce va di pari passo con una graduale e inspiegabile chiusura da parte proprio dei governi del vecchio continente. Per far fronte ai fenomeni di abuso, infatti, i Paesi europei si stanno lasciando tentare dalla vecchia lezione proibizionista, concentrandosi troppo sul consumo eccessivo di alcol e dimenticando invece di porre l’accento sui benefici del bere moderato. “L’Europa deve fare attenzione – ammonisce Francesco Orlandi, Professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Ancona – altrimenti rischia di recitare il ruolo della bisbetica che finora ha rimproverato all’America. Invece di puntare il dito contro comportamenti irresponsabili, soprattutto da parte dei giovani, i governi farebbero bene a promuovere un uso moderato e regolare di alcol. Il proibizionismo non ha mai prodotto ‘a di buono e non c’è ragione di credere che questa volta sarà diverso. Marialaura Bonaccio
Laboratori di Ricerca
Università Cattolica del Sacro Cuore – Campobasso

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