I dati a sostegno di un effetto benefico della bevanda nel recente Documento di Consenso a firma di un pool di esperti interazionali.
Il vino fa buon sangue, recita l’adagio popolare. Ed effettivamente negli ultimi anni la scienza ha fornito numerose prove scientifiche a favore di quella che fino a qualche decennio fa era poco più che una credenza. Le prime evidenze portano la firma dei ricercatori d’Oltralpe che negli anni ‘90 hanno dato origine al famoso paradosso francese, secondo il quale nonostante la tavola dei transalpini abbondi in cibi grassi, il loro cuore è a prova di infarto (1).
Merito, stando a quanto sostengono de Lorgeril e Renaud, del consumo regolare e moderato di vino rosso durante il pranzo e la cena. Da allora, la scienza ha iniziato ad occuparsi sistematicamente e con crescente interesse degli effetti dell’alcol sulla salute, specialmente quella cardiovascolare.
Lo spettro di indagine si è quindi esteso anche ad altri tipi di bevande alcoliche, inclusa la birra. Più di recente, il rapporto tra alcol e salute è stato ampiamente affrontato in un documento di consenso internazionale che ha chiamato a raccolta nomi prestigiosi della ricerca scientifica internazionale nel campo dell’alimentazione (2).
Tra gli studi analizzati, gli Autori del consenso hanno considerato di particolare interesse la metanalisi di sedici lavori scientifici che ha coinvolto circa 300mila persone (3) e che ha confermato l’effetto protettivo del consumo moderato di vino per quanto riguarda il rischio vascolare globale (malattia coronarica e cerebrovascolare).
Ma la vera novità fatta propria dal documento di consenso è relativa all’effetto benefico della birra, per la quale è stata documentata, nella stessa metanalisi, una relazione graficamente rappresentata con una curva a “J” che in termini statistici indica una protezione a dosi moderate, oltre le quali diminuisce il beneficio e il rischio aumenta.
Il risultato è che una quantità moderata di birra, pari a circa 2 lattine al giorno (25 grammi di etanolo), è associata ad una riduzione del rischio vascolare pari al 33 percento. Tuttavia, per i superalcolici non è stato riscontrato alcun effetto benefico: un dato che ha spinto i ricercatori a ipotizzare un ruolo nella protezione anche da parte dei polifenoli, composti bioattivi presenti sia nel vino che nella birra, ma pressoché assenti nei superalcolici.
Il dibattito su questo tema è tutt’altro che esaurito. Una revisione della letteratura ha infatti sostenuto che i principali effetti benefici per il sistema cardiovascolare derivanti dal consumo di vino o birra sarebbero attribuibili soprattutto ai polifenoli (4) che sono coinvolti anche nella protezione contro l’aterosclerosi grazie alla loro marcata azione antiossidante e antinfiammatoria.
I meccanismi attraverso cui le bevande alcoliche agirebbero in modo da costituire uno scudo contro le malattie cardiovascolari sono stati identificati sostanzialmente nella riduzione dei principali fattori di rischio cardiovascolare, a cominciare dal colesterolo LDL (quello “cattivo”) e dai trigliceridi, ma anche nella capacità delle bevande alcoliche di tenere a bada alcuni tra i più importanti fattori coinvolti nel processo trombotico o di fibrinolisi, come l’aggregazione piastrinica e i livelli di fibrinogeno.
Uno studio recente di un gruppo di ricercatori britannici ha confermato l’importanza dell’infiammazione, ampiamente discussa nel documento di consenso, come target del consumo moderato di alcol nel ridurre il rischio cardiovascolare(5). Secondo gli studiosi infatti i consumatori regolari di bevande alcoliche hanno livelli di alcuni biomarcatori (proteina C reattiva, interleuchina 6 e 1) più bassi rispetto a chi non consuma alcol, chi ne consuma in maniera eccessiva o che comunque non beve con regolarità. Ma soprattutto il profilo infiammatorio riscontrato nei bevitori moderati è tale da conferire una riduzione importante del rischio di sviluppare malattie coronariche.
Referenze bibliografiche
1. Renaud S, de Lorgeril M. Wine, alcohol, platelets, and the French paradox for coronary heart disease. Lancet. 1992;339:1523-6.
2. de Gaetano G, Costanzo S, Di Castelnuovo A, et al. Effects of moderate beer consumption on health and disease: A consensus document. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2016;26:443-67.
3. Costanzo S, Di Castelnuovo A, Donati MB, et al. Wine, beer or spirit drinking in relation to fatal and non-fatal cardiovascular events: a meta-analysis. Eur J Epidemiol. 2011;26:833-50.
4. Chiva-Blanch G, Magraner E, Condines X, et al. Effects of alcohol and polyphenols from beer on atherosclerotic biomarkers in high cardiovascular risk men: a randomized feeding trial. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2015;25:36-45.
5. Bell S, Mehta G, Moore K, Britton A. Ten-year alcohol consumption typologies and trajectories of C-reactive protein, interleukin-6 and interleukin-1 receptor antagonist over the following 12 years: a prospective cohort study. J Intern Med. 2016 Aug 3.