Come è mutato nei secoli il rapporto tra i romani e la birra? Nella sua opera Naturalis Historia Plinio il Vecchio critica i suoi concittadini per la loro abitudine d’inebriarsi di birra egiziana. Erano molti infatti i romani che conservavano nelle loro cantine birra di varia provenienza: Egitto, Scozia, Gallia. Se è vero, pero, che il colto imperatore Giuliano l’Apostata in una sua satira sosteneva “il vino profuma di nettare e la birra invece puzza di caprone”, è altrettanto vero che il suo successore Flavio Valente apprezzava molto un particolare tipo di birra, il Sabaium, che proveniva dalla attuale Austria e che aveva ricevuto il nome dal Dio Sabazio. Pare ne bevesse in tale quantità da conquistarsi l’appellativo di Sabaiarius che fu da allora simbolo di beone. Agricola, governatore della Britannia, una volta tornato a Roma nell’83 d.C. portò con sé tre mastri birrai da Glevum (l’odierna Gloucester) e fece aprire il primo “pub” romano. Oggi a Roma si contano oltre un centinaio tra pub, birrerie, e ristoranti con mescita alla spina o che hanno nel loro menu la lista delle birre, senza contare i numerosi micro birrifici sorti in città e provincia.