Buone birre crescono dietro le sbarre

consumo-sett2015Stare lontano dal carcere, ma anche dall’ abuso di alcol e di droga, si può producendo birra. L’idea è dell’associazione “Semi di Libertà” ma  è stata  finanziata dai Ministeri di Giustizia e Istruzione . La birra  “Vale La Pena” è in commercio da un anno  e a fabbricarla, in una scuola messa a disposizione dal MIUR,  l’istituto Agrario Sereni di Roma, sono alcuni dei migliori  mastri birrai italiani  che hanno accettato di  insegnare questa antica arte  a 9 detenuti di Rebibbia ammessi al lavoro esterno.  Le birre  prodotte  per ora sono dodici e hanno nomi ironici come  “Leg(g)Ale”, “Er Fine Pena”  “A Piede Libero”.  Dice  Paolo Strano inventore del progetto” ho scelto la birra  perché  è un prodotto  di tendenza che avvicina anche i giovani ed è apprezzata trasversalmente in  tutti gli ambienti sociali.   Se entri nel mondo della birra impari ad apprezzarla perché  è una bevanda con una cultura forte che non è quella dello  sballo, ma quella del gusto della qualità e della competenza.  E poi la birra  va forte:  nel 2011 i microbirrifici artigianali in Italia erano 300, e oggi sono già 900”.

Postato da paola baraldi

FONTE: www.valelapena.it

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