22 scienziati aderenti all’AIM (Alcohol in Moderation) firmano un appello all’OMS in difesa del consumo moderato di alcol
AIM, Alcohol in Moderation, nasce nel 1991 come organizzazione indipendente no-profit allo scopo di monitorare l’effetto sulla salute dell’assunzione moderata di bevande alcoliche. La rivista e il sito web di AIM si sono inoltre dedicati negli ultimi 16 anni agli aspetti politici e sociali connessi a questo tema.
I parametri del bere moderato
Una notevole evidenza scientifica (più di 100 studi da 25 Paesi differenti), suggerisce che il consumo di vino, birra e liquori non costituisce alcun un rischio per la salute della maggior parte dei consumatori che scelgono di bere in maniera moderata.
Le raccomandazioni dell’AIM sottolineano poi che gli adulti dovrebbero assumere alcol in maniera ragionevole, preferibilmente a pasto o in altre situazioni socialmente responsabili che non possano costituire un rischio per loro stessi o per altri.
La moderazione è la chiave per una sana alimentazione integrata in un corretto stile di vita. Non è possibile determinare con esattezza la quantità di alcol che produce beneficio rispetto a quella che può arrecare danno. Di conseguenza le definizioni di moderazione variano da Paese a Paese. In termini medici, si definisce moderata una assunzione che non supera i 20 g di alcol al giorno in una donna e i 30 g nell’uomo. Ai consumatori è suggerito di seguire le linee guida sulla moderazione di paesi come quelle del Regno Unito del 1995 (2-3 unità di 8 g di alcol al giorno per donne o 3-4 per gli uomini) o le linee guida dietetiche Americane che definiscono il bere moderato fino a 2 drinks (14 g) al giorno per l’uomo ed uno per la donna.
Si dovrebbe poi evitare di bere alcol in gravidanza, quando si è alla guida, quando si utilizzano macchinari o attrezzi pesanti, quando si seguono cure farmacologiche o quando esistano in famiglia casi di alcune specifiche patologie.
Il messaggio di AIM è che piccole quantità di alcol consumate in modo regolare producono un beneficio alla salute di un largo segmento della popolazione adulta. “Risparmiare” unità alcoliche giornaliere per concentrare le bevute una o due volte a settimana non si considera un modo di bere moderato.
Nei paesi dove non esistono linee guida nazionali, AIM appoggia le raccomandazione dell’OMS:
Le donne non dovrebbero bere di media più di 2 drinks al giorno
Gli uomini non dovrebbero bere più di 3 drinks al giorno
In nessuna occasione uomini o donne dovrebbero superare i 4 drinks
Evitare il consumo di alcol in alcune particolari situazioni come la guida, se si è incinta o in certe situazioni di lavoro e astenersi comunque dal bere almeno una volta alla settimana
Benefici in termini di salute associati all’alcol per certi segmenti della popolazione
I ben documentati effetti benefici del consumo moderato di alcol sulla salute fisica nelle persone di mezza età o anziani sono generalmente dimostrabili, e riguardano in particolare una riduzione nel rischio di molte delle malattie dell’invecchiamento (ad esempio malattia coronarica, ictus ischemico, osteoporosi diabete di tipo 2, demenza). Importanti effetti benefici del consumo moderato di alcol, spesso ignorati, sono quelli relativi al benessere psicologico e sociale.
L’effetto benefico del bere moderato è stato messo in dubbio da alcuni esperti di Sanità Pubblica, e a queste argomentazioni rispondiamo con l’evidenza medica riportata di seguito.
Alcol come valida componente di uno stile di vita equilibrato indipendentemente dal beneficio della salute
Sebbene siano pochi i benefici dimostrabili, associati ad un consumo moderato di alcol per le donne in pre-menopausa e per gli uomini sotto i 40 anni, è ben noto che una moderata quantità di alcol consumato nel giusto contesto, con gli amici, durante i pasti, per festeggiare o rilassarsi, offre benefici psicologici e sociali favorendo comportamenti rilassati e stimolando comportamenti positivi. L’abitudine a consumare alcol con moderazione esiste da millenni in numerose società e fa parte del rituale della tradizione religiosa giudaico-cristiana.
Pertanto, indipendentemente dai benefici per la salute associati al bere moderato in alcune fasce di popolazione, bere alcol ha uno specifico ruolo sociale all’interno di diverse culture e società.
Quando si affronta il problema della “riduzione dei danni da alcol”, bisogna ricordare che la maggioranza dei consumatori beve il più delle volte moderatamente. In Gran Bretagna si stima da esempio che solo il 6% delle donne e l’8% degli uomini bevono a livelli pericolosi (dati del Dipartimento della Sanità). È importante quindi che le politiche finalizzate a ridurre i danni da alcol non finiscano per penalizzare i bevitori moderati, ma si concentrino su coloro che, attraverso il loro comportamento, causano danno a se stessi e agli altri.
Essendo consapevole che circa la metà della popolazione mondiale adulta sceglie di non bere per ragioni culturali, religiose o di salute, AIM non suggerisce che i non bevitori cambino atteggiamento per migliorare le loro condizioni di salute, ma chiede che sia riconosciuto il giusto ruolo nella società al consumo moderato di alcol ed al relativo contributo culturale, agro-alimentare e sociale nel contesto nel tessuto sociale di molte nazioni e culture.
L’evidenza scientifica
Uno dei primi studi a suggerire un’associazione inversa tra il consumo moderato di alcol e le malattie coronariche fu pubblicato più di 30 anni fa, nel 1974 dal Professor Arthur Klatsky. Da allora più di 100 studi da 25 Paesi hanno confermato e rafforzato quest’associazione, trovando un marcato effetto protettivo principalmente nelle donne in menopausa e negli uomini sopra i 40 anni.
L’evidenza sugli effetti benefici relativamente ai livelli di colesterolo HDL, ai fattori di coagulazione, la sensibilità all’insulina e ai marcatori di infiammazione fornisce la plausibilità biologica di questa associazione. La chiave, come ricordato da molte Linee Guida Governative Nazionali, è la moderazione, definita in una quantità massima di 20 g di alcol al giorno per le donne e di 30 g per gli uomini.
Ulteriori studi epidemiologici hanno valutato l’importanza del modo di bere come la frequenza, la quantità e il tipo di bevanda alcolica scelta. Molti studi accreditano come potenziali alleati degli effetti del bere moderato l’educazione, il lavoro, lo status sociale, l’attività fisica, la dieta ed il progressivo modificarsi del consumo di alcol nelle diverse età della vita.
I numerosi studi epidemiologici che hanno mostrato una relazione inversa tra alcol e incidenza di malattie cardiovascolari sono stati condotti in Paesi e culture diverse. Nonostante la grande diversità delle popolazioni, dell’ ampiezza degli studi, della dieta e dello stile di vita e della durata del follow-up, la consistenza e la somiglianza dei risultati forniscono un forte sostegno alla validità scientifica delle osservazioni. Associazioni positive tra assunzione moderata di alcol e diminuzione del rischio sono state infatti documentate in Francia, Giappone, Danimarca, Germania, Finlandia, Corea, Gran Bretagna Australia, Cina, Italia, Porto Rico, Paesi Bassi, Svezia, Jugoslavia e Stati Uniti.
Nonostante la forza e la coerenza di tutti gli studi, c’è ancora qualcuno che sostiene che la generalizzazione dei risultati non sia ancora possibile per una non corretta selezione dei soggetti studiati. Al riguardo però è da rimarcare che anche indagini effettuate su intere popolazioni o amplissime coorti, tra cui il National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) negli Stati Uniti e analoghi studi nel Regno Unito, Cina e Giappone, hanno confermato i benefici derivanti da un consumo moderato di alcol.
Studi più recenti su alcol e malattia cardiovascolare si sono concentrati su sottogruppi definiti per età e stato sociale. Sebbene l’alcol consumato con moderazione produca marcati benefici soprattutto tra gli anziani che hanno alti livelli di incidenza della malattia, la natura stessa della malattia suggerisce che il consumo moderato debba essere benefico anche nella popolazione più giovane. Alcuni importanti fattori di rischio per la malattia cardiovascolare, come l’obesità e la prevalenza di diabete di tipo 2, entrambi in aumento tra i più giovani di tutto il mondo, sono infatti costantemente riportati essere inversamente associati al consumo moderato di alcol.
Alcuni studi dimostrano, poi, che il consumo moderato di alcol è inversamente associato anche al rischio di un secondo infarto ed alla mortalità per tutte le cause. L’evidenza quindi del rapporto inverso tra il bere moderato e lo stato di salute osservata negli anziani può essere estesa a tutta la popolazione indipendentemente da età, etnicità, posizione geografica e stato di salute.
Un’eccezione di rilievo può essere rappresentata dal rischio di cancro al seno. Un gruppo crescente di studi epidemiologici mette in luce una associazione positiva, anche a livelli moderati, (stimato un aumento del rischio del 6% per un drink ogni giorno) per consumo di alcol e rischio di malattia. Fattori legati allo stile di vita, quali l’alimentazione e un’adeguata assunzione di folati, possono comunque indebolire la positività dell’associazione, suggerendo che quest’ area debba ancora essere esplorata con maggiore accuratezza.
È stato suggerito che l’associazione inversa tra l’alcol e mortalità per tutte le cause possa non essere causale, perché i bevitori moderati che dimostrano di trarre benefici da questa abitudine hanno anche imparato a mangiare meglio, fare più esercizio fisico e vivere in maniera complessivamente più salutare. È da ribadire al riguardo che, sebbene la maggior parte degli studi prospettici su alcol e rischio cardiovascolare siano di natura osservazionale, sono state anche condotte specifiche ricerche per studiare i marcatori di rischio di malattia cardiovascolare come il colesterolo HDL, i trigliceridi, il controllo glicemico e i fattori di coagulazione. Ebbene, tutti questi studi concordano con le conclusioni degli studi osservazionali, sostenendo che esiste un nesso di causalità tra assunzione di alcol e riduzione del rischio.
Studi di intervento a lungo termine sul consumo di alcol ed i successivi eventi cardiovascolari, che sarebbero chiarificatori sul nesso di causalità, sono però estremamente difficili da condurre a causa del lungo follow-up richiesto, dei costi e delle considerazioni etiche legate alla la somministrazione di alcol per molti anni, ma peraltro non impossibili.
I comportamenti inappropriati da reprimere
Bere esageratamente o in maniera pericolosa (più del doppio di quanto consigliato dalle linee guida sulla moderazione), in maniera inappropriata (bere per ubriacarsi) e il binge drinking (più di cinque drink in rapida successione) non comportano benefici per la salute mentre si configurano in comportamenti sicuramente associabili a danni per la salute, sia a breve che a lungo termine.
Bere in alcune circostanze può essere pericoloso, come ad esempio in gravidanza, quando si assumano alcuni farmaci, durante la guida, se si soffre di alcune specifiche malattie o quando si devono usare particolari macchinari.
La problematica dell’uso inappropriato di alcol include anche la vendita o la pubblicizzazione di bevande alcoliche ai minorenni, i comportamenti antisociali, violenti e pericolosi che derivano da un consumo eccessivo ed infine il rischio legato alla guida.
Questo documento è stato supportato dalla Commissione Sociale, Scientifica e Medica dell’AIM:
Professor Alan Crozier, Professor of Plant Biochemistry and Human Nutrition, University of Glasgow
Professor JM Orgogozo, Institut de Cerveau, University of Bordeaux
Professor OFW James, Head of Medicine, University of Newcastle
Dr Erik Skovenborg M.D., Scandinavian Medical Alcohol Board
R. Curtis Ellison, MD Professor of Medicine & Public Health Director, Institute on Lifestyle & Health, Boston University School of Medicine
Harvey Finkel MD, Clinical Professor of Medicine, Boston University School of Medicine
Tedd Goldfinger FACC, FCCP, Desert Heart Foundation, Tucson, University of Arizona
Professor Dwight B Heath, Anthropologist, Brown University, US
Arthur Klatsky MD, Senior Consultant in Cardiology, Kaiser Permanente Medical Research Center
Alfred de Lorimer MD
Dr Philip Norrie PHD, GP, Australia
Ellen Mack MD
Stanton Peele PhD, US Social Policy Consultant
Creina S Stockley, MSc, MBA, The Australian Wine Research Institute
Dr Thomas Stuttaford, Medical Correspondent to The Times and Author
Dr Elisabeth Whelan, President of American Council on Science and Health
Fulvio Ursini MD Head of the Department of Biochemistry School of Medicine University of Padova Italy
Dr Richard Baxter MD Fellow of the American College of Surgeons (FACS)
Washington State Medical Association
Professor Richard Alan Smallwood Emeritus Professor of Medicine, University of Melbourne; Former Chief Medical Officer of Australia
Peter Duff, Chairman, Alcohol in Moderation
Helena Conibear, Executive Director, Alcohol in Moderation
Note: in allegato versione originale con bibliografia completa
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