Anziani meno fragili mangiando mediterraneo e bevendo moderato

Lo sostiene uno studio che ha analizzato 9mila partecipanti over 60. Emerso un ruolo importante del consumo regolare di bevande alcoliche.

L’aumento della vita media e il crescente numero di anziani nelle società occidentali spingono a cercare nuove strade per migliorare la qualità della vita, aggiungendo vita agli anni e non solo anni alla vita.

In linea con il principio sancito dall’OMS che la salute non è la semplice assenza dello stato di malattia o infermità, la scienza si adopera per capire quali fattori modificabili possano giocare un ruolo importante nel miglioramento della qualità della vita delle persone. Uno degli aspetti che ultimamente sta ricevendo particolare attenzione è quello della fragilità, una misura complessa con cui si indica una sindrome geriatrica caratterizzata da uno stato di crescente vulnerabilità agli agenti stressanti (infezioni, come quelle urinarie oppure combinazione di farmaci) che può aumentare il rischio di cadute, ospedalizzazione, disabilità, e ovviamente di mortalità. Stando ai numeri, la condizione di fragilità interesserebbe circa il 10 percento della popolazione con età superiore a 60 anni per arrivare al 25% negli over 80. Alcuni studi epidemiologici avevano già mostrato che la dieta può rivelarsi un valido alleato per ridurre il rischio di fragilità, in particolare la dieta mediterranea.

Ora uno studio americano (1) ha voluto testare l’efficacia della dieta mediterranea e dei suoi componenti in un campione di 9mila donne reclutate nello storico Nurses’ Health Study (lo studio delle infermiere americane) con età superiore a 60 anni e con diagnosi di diabete di tipo 2, una condizione che aumenta notevolmente il rischio di fragilità. Oltre a un dettagliato questionario alimentare, somministrato ogni quattro anni, la fragilità è stata misurata attraverso domande volte a stabilire, tra gli altri, il grado di fatica, resistenza e anche la perdita di peso corporeo.

Dopo averle seguite per oltre vent’anni, i ricercatori hanno scoperto che un’alta adesione alla dieta mediterranea riusciva a dimezzare il rischio di fragilità. Ma non solo. Gli studiosi hanno voluto approfondire il ruolo di ciascun componente della dieta, analizzandone separatamente l’associazione con la fragilità. Tra i cibi mediterranei, insieme a frutta e verdura, il consumo di alcol in moderazione (ossia fino a un bicchiere al giorno) si è rivelato tra i più favorevoli contribuendo alla riduzione del rischio di fragilità nella misura del 28%.

Il dato, in realtà, non è una novità assoluta. Uno studio spagnolo (2) aveva infatti già visto che i consumatori di vino e coloro che bevevano durante i pasti avevano un più basso rischio di fragilità, rispetto a chi consumava altre bevande alcoliche o lo faceva fuori dai pasti principali.

Il messaggio che viene fuori da entrambi gli studi è comunque a sostegno di un consumo moderato di alcol nell’ambito di un paradigma alimentare di tipo mediterraneo.

 

  1. Lopez-Garcia E et al. Mediterranean diet and risk of frailty syndrome among women with type 2 diabetes. Am J Clin Nutr. 2018;107:763-771.
  2. Ortolá R et al. Patterns of Alcohol Consumption and Risk of Frailty in Community-dwelling Older Adults. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2016;71:251-8.

 

Pubblicato da paola baraldi

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