Alcol nemico o amico della salute? Dipende da come e quanto si beve.

Moderazione. È questa la parola chiave da utilizzare quando si parla di bevande alcoliche. Nonostante la tendenza di alcuni ambienti a condannare qualsiasi tipo di consumo alcolico, la scienza continua a distinguere quantità e modi diversi di bere. Questa volta a ribadire gli effetti protettivi di un consumo moderato è uno studio statunitense su oltre 300mila persone seguite per 8 anni, pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Cardiology (1).

Al termine del periodo di osservazione, i ricercatori hanno scoperto che, rispetto agli astemi, i consumatori leggeri (fino a 3 bicchieri a settimana) o moderati (fino a 2 al giorno per gli uomini e 1 per le donne) riportavano un rischio di mortalità per ogni causa ridotto del 21% e 22%, rispettivamente. Vantaggi consistenti sono stati riscontrati anche per la mortalità cardiovascolare che è risultata più bassa (26% e 29%, per un consumo leggero e moderato, rispettivamente), sempre rispetto a chi si teneva alla larga dall’alcol. Da notare che i benefici erano estesi sia alla mortalità cardiaca che a quella di origine cerebrovascolare. Anche la mortalità per tumore è risultata inferiore nei due gruppi di consumo alcolico leggero e moderato.

Lo studio ha inoltre confermato i danni per la salute legati a un consumo elevato di bevande alcoliche. Chi superava i 2 bicchieri al giorno (o 1 per le donne) infatti aveva un rischio di mortalità totale superiore dell’11% così come anche il rischio di decesso per tumore risultava più elevato del 27%. Un aspetto interessante del lavoro è anche quello di aver analizzato il ruolo del binge drinking, una pratica di origine anglosassone e in generale del Nord Europa, che di recente miete proseliti anche nelle aree mediterranee, roccaforti storiche del bere moderato e regolare durante i pasti principali. Secondo lo studio, chi ama consumare una quantità esagerata di bibite alcoliche in un lasso di tempo ristretto, magari nel fine settimana, binge drinking appunto, ha un rischio di morte superiore del 13% (e del 22% per i decessi tumorali) rispetto agli astemi.

Ma cosa c’è di nuovo in questa ricerca rispetto alle tante che negli ultimi anni hanno analizzato il consumo di alcol in relazione alla salute?

“Questo lavoro offre un contributo importante al dibattito scientifico sull’esistenza della cosiddetta curva a J (modalità con cui viene rappresentata graficamente l’associazione tra alcol e rischio di mortalità, ndr) un tema che spesso è stato liquidato come una credenza quasi religiosa piuttosto che come un dato scientifico affidabile – commentano i ricercatori dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli Giovanni de Gaetano e Simona Costanzo nel loro editoriale a commento dello studio e pubblicato sulla stessa rivista americana (2) – Un altro dato interessante che emerge da questo lavoro è il rapporto tra consumo moderato di alcol e mortalità per tumore – continuano i due ricercatori – Molte organizzazioni continuano a considerare l’alcol dannoso anche a basse dosi, promuovendo di fatto una ‘tolleranza zero’ verso qualunque tipo di consumo alcolico. Per quanto non sembra esserci alcun dubbio che consumi elevati di alcol siano associati a un aumento del rischio di alcuni tipi di tumore, i dati statunitensi sono in realtà in linea con un recente meta-analisi di 60 studi (3) che ha mostrato che un consumo leggero di alcol non è associato a un rischio maggiore di tumore, ad eccezione di un lieve aumento del rischio di cancro al seno e al colon retto”.

Postato da paola baraldi

Fonte Scientifica:

  1. Xi B, et al. Relationship of Alcohol Consumption to All-Cause, Cardiovascular, and Cancer-Related Mortality in U.S. Adults. J Am Coll Cardiol. 2017;70:913-922.
  2. de Gaetano G, Costanzo S. Alcohol and Health: Praise of the J Curves. J Am Coll Cardiol. 2017;70:923-925.
  3. Choi YJ, Myung SK, Lee JH. Light Alcohol Drinking and Risk of Cancer: A Meta-analysis of Cohort Studies. Cancer Res Treat. 2017 May 22.
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