Alcol e linfomi. La birra può proteggere?

Lo studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Melbourne evidenzia benefici contro il rischio di linfoma non-Hodgkin. I dati confermati anche da una meta-analisi su oltre due milioni di persone.

La disponibilità di diversi tipi di bevande alcoliche, consumate in quantità variabili e con modalità di consumo differenti, ma soprattutto i diversi tipi di tumore non permettono ancora di avere un quadro preciso dei rapporti tra alcol e neoplasie. Ma la politica di fare di tutta l’erba un fascio non è mai una buona strategia. Questo perché alcuni studi recenti hanno evidenziato una protezione del consumo moderato di alcol contro alcuni tipi di tumore, come quelli ematologici. I tumori del sangue, come i linfomi e le leucemie, sono piuttosto eterogenei e in molti casi è stato visto che la loro comparsa può essere influenzata da un particolare stile di vita, inclusa l’alimentazione. Tuttavia, almeno per quanto riguarda le abitudini di vita, il quadro è tutt’altro che definito. Ecco perché più di recente diversi gruppi di ricerca si sono concentrati sulla relazione che sussiste tra dieta e tumori ematologici. In particolare, due recenti studi hanno spostato la lente sul consumo di bevande alcoliche e incidenza di neoplasie del sangue, concentrandosi sui linfomi non-Hodgkin, un gruppo eterogeneo di tumori che colpiscono in genere la popolazione adulta e anziana e in Italia rappresentano circa il 3% di tutte le neoplasie. I ricercatori dell’Università di Melbourne hanno analizzato dati relativi a 38mila persone, di età compresa tra 40 e 69 anni, di cui conoscevano le abitudini di consumo di alcol sin dall’età di 20 anni (1). La gran parte dei soggetti (circa l’80%) erano astemi o comunque riportavano un consumo di alcol inferiore a 20 grammi al giorno (all’incirca un bicchiere e mezzo). Dopo averli seguiti per circa due decenni, gli studiosi australiani hanno visto che consumare alcol in moderazione (fino a 1,5 bicchieri al giorno) riduceva il rischio di linfoma non-Hodgkin del 19%, rispetto al gruppo di astemi. In particolare, il beneficio riscontrato era più evidente per i bevitori di birra, mentre con le altre bevande non è stato trovato un vantaggio significativo. Contestualmente allo studio australiano, una recente meta-analisi a firma di ricercatori greci ha fornito un ulteriore tassello utile a fare chiarezza sull’argomento. Gli studiosi guidati da Theodora Psaltopoulou hanno passato in rassegna dati provenienti da 14 diversi studi, per un totale di oltre 11mila casi di linfomi non-Hodgkin analizzati e un campione di 2 milioni e mezzo di soggetti (2). Lo studio ha evidenziato che un consumo moderato di alcol (da 1 a 4 unità alcoliche al giorno) era di fatto associato a una riduzione del 15% del rischio di sviluppare la malattia; tuttavia, il beneficio si manteneva anche a quantità superiori. I ricercatori hanno anche effettuato un’analisi per tipo di bevanda alcolica consumata e hanno trovato che coloro che consumavano birra mostravano un rischio ridotto del 12%, mentre nessun vantaggio è stato riscontrato per le altre bevande.

Nonostante tutti i limiti propri degli studi osservazionali e le definizioni eterogenee di consumo moderato di alcol, le due ricerche offrono comunque spunti interessanti a vario livello. Non ultimo, un chiaro invito a fare dei precisi distinguo per quanto riguarda il rapporto alcol e tumori.

 

Pubblicato da paola baraldi

Fonte scientifica:

 

  1. Jayasekara H et al.  Lifetime alcohol intake and risk of non-Hodgkin lymphoma: Findings from the Melbourne Collaborative Cohort Study. Int J Cancer. 2018;142:919-926.
  2. Psaltopoulou T et al. Alcohol consumption and risk of hematological malignancies: A meta-analysis of prospective studies. Int J Cancer. 2018 Feb 20.

 

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