ALCOL IN MODERAZIONE: UN TOCCASANA PER IL CUORE DELLE DONNE

Riflettori puntati su lipidi e metabolismo del glucosio: è lì che l’alcol fa la differenza.
Uno studio dell’università di Harvard svela nuovi meccanismi alla base della protezione cardiovascolare.
Sugli effetti del consumo moderato di alcol si è scritto tanto: si sa che è un toccasana per la salute cardiovascolare e per la mortalità in generale. Quello che invece ancora non si conosce bene sono i meccanismi su cui agirebbe l’alcol per arrivare a questi benefici. Un contributo in questa direzione arriva da un team di ricercatori dell’università di Harvard, a Boston, che ha studiato l’associazione tra alcol, malattie cardiovascolari e decessi su oltre 26 mila donne, per snocciolare i processi attivati da un consumo moderato e capire effettivamente dove e come i componenti dell’alcol esercitano le proprie virtù a vantaggio del cuore. Ma anche quanto occorre consumarne per ottenere un efficace schermo protettivo contro alcune delle patologie più temibili del nostro secolo.
Per gli scienziati statunitensi la chiave di lettura dei processi biochimici scatenati dall’alcol risiede in due mediatori fino ad ora poco considerati dalle indagini degli addetti ai lavori: si tratta dei lipidi e dell’insulina, che secondo lo studio pubblicato sulla rivista americana Circulation lo scorso luglio contribuiscono per buona parte alla riduzione del rischio cardiovascolare e di morte nelle donne che fanno un uso moderato di alcol. I livelli di lipidi nel sangue e l’efficienza con cui il nostro organismo controlla il valore della glicemia sono due importanti campanelli di allarme per il rischio cardiovascolare: riportarli nei limiti consigliati significa pertanto eliminare alcune potenziali minacce per il cuore.
I ricercatori hanno utilizzato i dati relativi alle donne reclutate nell’ambito del Women’s Health Study, uno studio epidemiologico che ha coinvolto quasi 40mila donne dai 45 anni in su, delle quali gli studiosi sanno praticamente tutto: dalle abitudini alimentari, allo stile di vita ma anche notizie relative al loro stato di salute e al consumo di farmaci, oltre a mirate analisi biochimiche. Insomma, un quadro completo per poter “svelare” il mistero che si nasconde dietro il paradigma alchol-in-moderation.

Confermata la “J curve” e l’aumento di HDL
Il meccanismo osservato dall’equipe guidata da Luc Djoussé conferma la presenza della celebre J curve, la curva di protezione che vien fuori dall’associazione tra un consumo moderato di alcol, che in genere va dai 5 ai 15 grammi di alcol (un massimo di circa 400 ml di una birra a gradazione alcolica media) al giorno per le donne, e il rischio cardiovascolare. A queste dosi esiste un effetto protettivo, che però svanisce quando si beve in misura maggiore.
Lo studio rivela anche un lato nuovo del rapporto tra alcol e patologie cardiovascolari, finora fermamente consolidato in diversi studi osservazionali e di intervento che in più occasioni hanno stabilito una relazione significativa tra consumo moderato e aumento di colesterolo HDL, quello “buono”, per intenderci. Se è vero che l’alcol in moderazione aumenta i livelli di HDL, è altrettanto vero che questo non comporta necessariamente una effettiva riduzione del rischio cardiovascolare.
La comunità scientifica internazionale ha recentemente aperto un nuovo filone di indagine che tiene sotto stretta osservazione il comportamento dell’LDL insieme a quello dell’HDL, seguendo la pista tracciata da nuovi studi che suggeriscono come il rischio cardiaco sia legato alla riduzione del colesterolo cattivo piuttosto che all’incremento di quello buono.

Il ruolo dei lipidi e del metabolismo del glucosio
La ricerca americana apre a nuove ipotesi, tutte ancora da testare, sul coinvolgimento diretto di una serie di indicatori. Dai dati apparsi su Circulation emerge che un consumo moderato di alcol è associato a una riduzione del rischio cardiovascolare, della mortalità totale e della mortalità cardiovascolare in misura del 26, 35 e 51 percento rispettivamente. Non solo. I ricercatori sono andati a vedere a chi attribuire il merito di questo importante risultato. La riduzione del rischio cardiovascolare è fortemente influenzata dai lipidi, che contribuiscono ad abbassare il rischio per il 28.7 percento, seguiti dall’emoglobina A1c/diabete (25.3%) – un valore che esprime globalmente lo stato di controllo del diabete – e da fattori dell’emostasi e dell’infiammazione (5%), mentre i fattori legati alla pressione arteriosa si piazzano all’ultimo posto.
Un nuovo tassello si aggiunge quindi al grande mosaico che fa del consumo moderato di alcol una fonte di benessere per chi decide di farne un uso ragionato e soprattutto mediterraneo, durante i pasti e sempre in moderazione. Alla scienza il compito di svelare le ragioni che si nascondono dietro i benefici di reputazione millenaria, a noi comuni mortali il piacere di gustare con la giusta ragionevolezza le bevande alcoliche.

Dott.ssa Marialaura Bonaccio

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